I nipoti si comportano in modo strano quando passano dalla nonna ai genitori: cosa sta succedendo davvero e come risolvere

Quando una nonna si ritrova in disaccordo con gli altri adulti di riferimento sui metodi educativi da adottare con i nipoti, non si tratta semplicemente di una questione di orgoglio personale o di visioni pedagogiche differenti. Parliamo di una dinamica che può influenzare profondamente il benessere emotivo dei bambini, che si trovano esposti a messaggi contraddittori e a tensioni palpabili tra le persone che amano di più. Gli studi sul clima familiare e sulla coerenza delle pratiche educative mostrano che l’incongruenza tra le figure di accudimento è associata a maggiori livelli di stress e problemi comportamentali nei bambini in età prescolare e scolare.

La radice invisibile del conflitto educativo

Dietro ogni tensione tra nonna e genitori si nasconde spesso un non detto: il confine mai chiaramente definito tra il ruolo di genitore e quello di nonno. La nonna che ha cresciuto i propri figli con determinati principi può sentirsi legittimata a replicare lo stesso approccio, mentre i genitori rivendicano la loro autonomia decisionale. Gli altri nonni, dal canto loro, possono portare metodi completamente diversi, creando un mosaico educativo frammentato che il bambino fatica a decifrare.

Le ricerche sul coparenting allargato e il ruolo dei nonni nelle famiglie contemporanee evidenziano come l’assenza di confini di ruolo chiari possa generare conflitti e confusione nelle pratiche educative. La psicologia dello sviluppo mostra che i bambini sotto i sei anni hanno ancora una capacità limitata di comprendere il contesto delle regole e di relativizzarle in base al luogo o alla persona che le propone. Quando la nonna permette ciò che i genitori vietano, o viceversa, il bambino piccolo tende meno a interpretare questa differenza come “regole diverse in luoghi diversi” e più come incertezza sul giusto e sbagliato, soprattutto se gli adulti non esplicitano con chiarezza il senso delle differenze.

Quando l’amore si trasforma in competizione

Una dinamica particolarmente insidiosa emerge quando il conflitto educativo maschera una competizione affettiva. La nonna che concede tutto ciò che i genitori negano può, anche senza rendersene conto, cercare di conquistare l’affetto dei nipoti posizionandosi come la figura “buona” in contrapposizione ai genitori “cattivi”. Queste forme di triangolazione, in cui il bambino viene posto emotivamente tra due figure che assumono ruoli opposti, sono descritte in modo approfondito nella terapia familiare sistemica. In tali contesti i bambini possono sviluppare un senso di colpa latente e la percezione distorta che amare una persona significhi automaticamente deluderne un’altra.

Il fenomeno si complica ulteriormente nelle famiglie allargate, dove la presenza di più nonni e figure genitoriali moltiplica le possibilità di incoerenza. Ogni adulto porta con sé un bagaglio culturale, generazionale e valoriale differente, e senza un dialogo strutturato questi approcci rischiano di collidere generando confusione. Gli studi sulle famiglie ricomposte mostrano che il numero crescente di figure di riferimento rende particolarmente importante una comunicazione chiara sui ruoli e sulle regole.

I segnali che i bambini inviano e che spesso ignoriamo

I bambini raramente verbalizzano il loro disagio di fronte alle incoerenze educative, ma il loro comportamento parla chiaro. Alcuni segnali da non sottovalutare includono i comportamenti manipolativi precoci, quando il bambino impara rapidamente a quale adulto chiedere determinati permessi, sfruttando le differenze tra figure adulte. L’ansia da separazione può intensificarsi, con una difficoltà nel passare da una figura di riferimento all’altra che aumenta laddove le transizioni tra contesti educativi sono vissute come imprevedibili o conflittuali.

Le crisi di rabbia apparentemente immotivate rappresentano spesso esplosioni emotive che riflettono frustrazione e sovraccarico rispetto a messaggi contrastanti. Le domande insistenti sulle regole diventano il tentativo del bambino di trovare certezze in un sistema percepito come incoerente. Secondo gli esperti di psicoterapia dell’età evolutiva, questi comportamenti non vanno letti come semplici capricci, ma come richieste di aiuto e tentativi di dare senso a un ambiente educativo caotico. La coerenza tra adulti di riferimento è un fattore protettivo fondamentale per il benessere emotivo dei bambini.

Costruire ponti invece di muri: strategie concrete per la nonna

La nonna che si trova al centro di questo conflitto ha un’opportunità preziosa: può diventare la figura che promuove il dialogo invece di alimentare la divisione. Questo richiede umiltà, ma anche la consapevolezza che il suo ruolo non è diminuito, semplicemente è diverso da quello genitoriale. Le linee guida su coparenting e alleanza educativa sottolineano l’importanza di includere anche i nonni nel confronto quando sono figure di cura quotidiana.

Richiedere un confronto strutturato rappresenta il primo passo essenziale: non conversazioni casuali o messaggi frammentati, ma un incontro dedicato dove ogni adulto coinvolto possa esprimere le proprie preoccupazioni e aspettative. La mediazione familiare, utilizzata non solo in contesti altamente conflittuali ma anche preventivi, offre strumenti per facilitare questi dialoghi e costruire accordi condivisi.

La nonna può proporre la creazione di un decalogo educativo condiviso, un documento informale ma chiaro che stabilisca i principi fondamentali sui quali tutti concordano: orari del sonno, gestione dei capricci, uso di dispositivi digitali, alimentazione. Non si tratta di uniformare completamente gli approcci, ma di garantire coerenza sugli aspetti fondamentali. Raccomandazioni analoghe compaiono nelle linee guida di pediatria e psicologia dell’età evolutiva per promuovere coerenza educativa tra figure di accudimento.

Il potere terapeutico della differenziazione

Le ricerche più recenti in psicologia dello sviluppo e teoria dell’attaccamento suggeriscono che una certa dose di differenziazione tra contesti non solo è inevitabile, ma può essere benefica, se comunicata e gestita in modo chiaro. I bambini traggono vantaggio sia dalla coerenza di fondo sui valori e sui limiti principali, sia dall’esperienza di relazioni diverse con adulti diversi, che arricchiscono la loro capacità di adattarsi ai contesti.

La nonna non deve necessariamente replicare alla perfezione le regole genitoriali, ma può esplicitare le differenze in modo costruttivo. Frasi come “A casa tua le regole sono queste e vanno rispettate; qui da me, nel mio spazio, funziona così” aiutano il bambino a comprendere che esistono variazioni contestuali senza che questo implichi il caos normativo. Gli studi sulla socializzazione e sullo sviluppo morale mostrano che i bambini, fin dalla scuola dell’infanzia, possono imparare che le regole dipendono dai contesti, purché le spiegazioni siano coerenti e rassicuranti. La chiave sta nel concordare preventivamente con i genitori quali differenze sono accettabili e quali invece minano la coerenza educativa di base.

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Quando serve un aiuto esterno

Alcune situazioni richiedono l’intervento di professionisti. Se il conflitto persiste nonostante i tentativi di dialogo, se coinvolge temi sensibili come la salute o la sicurezza dei bambini, o se sta deteriorando in modo marcato i rapporti familiari, la consultazione con uno psicologo familiare o un mediatore può diventare necessaria. Le linee guida di psicologia clinica dell’infanzia indicano il coinvolgimento di professionisti quando il conflitto tra adulti compromette il funzionamento quotidiano del bambino o il clima familiare.

I consultori familiari e i centri specializzati per l’infanzia e la genitorialità offrono percorsi specifici per famiglie allargate che affrontano queste problematiche, fornendo strumenti pratici e supporto emotivo. La nonna che riconosce i propri limiti e cerca aiuto mostra una maturità affettiva che diventa essa stessa un modello educativo per tutta la famiglia. Trasformare il conflitto in un’occasione di crescita richiede coraggio e disponibilità al cambiamento, ma gli sforzi di coordinamento tra adulti si traducono in maggiore sicurezza emotiva per i bambini, che possono così godere dell’affetto di tutte le loro figure di riferimento senza doversi destreggiare tra lealtà contrapposte.

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